La vita sbagliata di Johan 6

PARTE 6

 

La mattina seguente Johan aprì gli occhi ancor prima che Aren salisse le scale per svegliarla, si era abituata ormai e non pativa più il fatto di doversi alzare all’alba.

«Sei pronto per affrontare la giornata?».

Johan annuì e attese che Aren scendesse al piano di sotto per poter indossare le sue bende e vestirsi.

Come ogni mattina, dopo la colazione si accinse a prendere la sua spada di legno per il consueto allenamento ma Aren la bloccò:

«Non oggi».

Johan la guardò stupita; Aren le fece cenno di guardare dentro la cassapanca.

Incredula, l’aprì con euforia; ricordava infatti, anche se l’aveva vista una sola volta, che era piena di armi. Afferrò subito i due pugnali che già l’avevano colpita la prima volta, ma Aren scosse il capo:

«Ti serve prima una spada».

Johan annuì e ne scelse una: aveva un’elsa elaborata con una piccola pietra viola incastonata nell’impugnatura, la lama era molto sottile, quasi dello stesso spessore del codolo.

«Questa!» esclamò con decisione.

«Mmm… scelta bizzarra» commentò Aren, cercando di carpire quel qualcosa di Johan che non veniva mai a galla.

«Perché? È bellissima» rispose lei.

«Era la mia vecchia spada, molto leggera, compagna fedele e veloce. Penso però sia più adatta a una donna, vista la leggerezza, i ricami e la pietra incastonata».

Johan fece finta di non sentire il commento di Aren e domandò:

«Perché non la usi più?».

«Mio padre ci teneva avessi questa, sicuramente è più pesante e meno elaborata ma è potente e inarrestabile» disse mostrandole la sua arma.

Johan annuì e chiese:

«Ti spiace se la prendo io?».

Aren scosse la testa:

«È tua ora. Prenditene cura come ho fatto io e diventerà un’amica infallibile».

Johan sorrise felice.

«Evidentemente ti aspettava…» continuò: «In un modo o nell’altro, ogni cosa ci aspetta e spesso trova il modo di arrivare a noi, se è nel nostro destino naturalmente».

«Hai ragione. Ti prometto che la tratterò con rispetto».

«So che lo farai. Ora andiamo, ci attende una dura giornata».

«Quindi andiamo ad allenarci?» disse Johan con tono euforico.

Aren dissentì:

«No. Oggi andremo al mercato di Brega per rifornirci di provviste, ci aspettano due ore di cavalcata».

Johan inforcò la spada nel fodero pronta per partire.

«Non sono mai stato in un mercato».

«Questo è il più grande di queste terre. Tutti i mercanti della zona si ritrovano lì».

Johan non sapeva che cosa aspettarsi ma disse:

«Andiamo!».

Uscirono rapidamente; dietro ai cavalli era stato agganciato un carretto vuoto, tutto era già stato preparato e, quindi, erano pronte per cominciare il loro viaggio.

La stretta strada di ciotoli attraversava qualche valico per poi allargarsi nelle vicinanze di un lago.

«Che meraviglia! Che fiori sono quelli?» chiese Johan.

Aren si voltò con un mezzo sorriso:

«Sono iris. Questo campo è sempre stato così, fin da quando ero bambina… immutato nel corso del tempo… un luogo quasi magico».

«I petali hanno un viola così acceso da sembrare dello stesso materiale della pietra incastonata nella mia spada…» disse Johan incantata.

Aren fermò i cavalli, scese dal carretto con un agile balzo e raccolse un fiore.

«Tieni» le disse infilando il fiore dietro il suo orecchio, tra i capelli che con il tempo si stavano allungando.

Ripartirono lentamente, Johan aveva un sorrisino stampato sul viso, pensava al fatto che un’anima pura come quella di Aren non l’aveva mai incontrata prima.

Il viaggio proseguì in silenzio ognuna persa nei propri pensieri. Quando arrivarono al mercato Johan si trovò di fronte a uno spettacolo mai visto: un turbinio di gente e colori, suoni, spezie e odori invadevano l’aria e gli occhi. Era un luogo enorme, con una quantità di bancarelle inimmaginabile. Nonostante i molti mercanti urlassero per vendere la propria mercanzia, Aren andò dritta verso i suoi commercianti abituali che le fornivano cibo, abiti e quant’altro. Quando il carretto fu riempito era già pomeriggio inoltrato.

Johan si avvicinò a una bancarella attirata dalle armi esposte. C’erano due pugnali con bellissimi intarsi sul piccolo manico,. Osò sfiorarli appena.

«Non troverai niente di meglio in giro, sono stati forgiati dai migliori fabbri di Branbich a molte miglia da qui» affermò con sicurezza il commerciante.

«Quanto vuoi per quelli?» chiese Aren, alle spalle di Johan.

«Cento Ambde».

«Che cosa? Sono troppi per due pugnali!» esclamò la ragazza.

«Io conosco il valore della mia merce. Il prezzo è questo, non si discute».

Johan girando intorno alla bancarella notò delle carte arrotolate e una di queste la colpì inspiegabilmente. La prese in mano e la srotolò: era sicuramente una mappa, anche se non si capiva di quali territori.

«Dove si trovano questi posti?» domandò incuriosita.

«Me l’ha procurata un viaggiatore sconosciuto… sono i regni di là dei confini degli uomini».

«Quante baggianate dici, non c’è niente laggiù!» ribattè Aren.

Il mercante sorrise furbescamente:

«Se lo dici tu…»

«Quanto chiedi  per la mappa?».

«Sempre cento» rispose impassibile l’uomo.

Aren guardò Johan:

«È carta straccia… Ti vuole truffare».

Johan la guardò con convinzione:

«Me la compreresti? Io non ho denaro ma ti ripagherò; lo prometto».

«Sì certo, solo non ho abbastanza soldi per entrambe le cose» rispose Aren.

A quel punto Johan accarezzò nuovamente i pugnali per poi scegliere la mappa:

«Questa» affermò con decisione.

Aren la guardò perplessa, evidentemente non comprendeva la sua scelta, ma non fece commenti; pagò e si congedarono dal mercante.

«Grazie Aren… Per tutto quello che fai per me».

Aren accennò un sorriso.

Il viaggio di ritorno fu molto silenzioso. Johan passò la maggior parte del tempo ad analizzare a testa china quella carta colorata.

Arrivate finalmente al villaggio, Johan aiutò Aren a distribuire le provviste agli abitanti del villaggio per poi, finalmente, concedersi una corroborante zuppa calda.

«Ci alleneremo domani?» chiese con impazienza Johan.

Aren annuì:

«Vuoi provare la nuova spada non è vero?».

«Sì, si, non vedo l’ora» rispose ammirando la sua spada adornata da quella stupenda pietra viola che luccicava illuminata dai bagliori del fuoco.

«Tranquillo Johan, domani ci alleneremo. Ora vai a dormire».

Johan si congedò da lei ma quella notte un pensiero non le consentì di dormire: per qualche strana e  ambigua ragione continuava a pensare a quella misteriosa mappa.

Parte 7

 

 

 

 

 

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