La vita sbagliata di Johan 4

PARTE 4

 

 

I giorni si susseguivano monotoni mentre Johan continuava a fare sempre le stesse cose: si alzava all’alba per il suo allenamento quotidiano per rientrare al tramonto, stremata dalla lunga e faticosa giornata.
Nello stesso tempo, però, notava i molti miglioramenti fatti da quando aveva cominciato; si stancava ancora, certo, ma in modo diverso rispetti ai primi giorni.

Il dolore ai muscoli era costante, ormai, tanto da non ricordare più come ci si sentisse senza.
Quel giorno avevano terminato l’addestramento prima del previsto perché Aren doveva assistere il padre durante il Consiglio del villaggio.
Pensando ad Aren un lieve sorriso la illuminò: il loro rapporto si era rafforzato durante quei pochi mesi insieme, anche se non era riuscita ancora a comprenderla del tutto.
Aveva come l’impressione che fosse sempre contenuta, persino nei momenti di rabbia. D’altra parte, invece, si sentiva compresa da Aren più che da chiunque altro in passato, nonostante i suoi modi bruschi, quasi severi.

Forse Johan aveva bisogno solo di qualcuno che la capisse e le stesse accanto, in silenzio, senza giudicare.
Più di una volta era stata sul punto di confessarle il suo segreto; ma, alla fine, si era sempre trattenuta, per paura che Aren cambiasse opinione su di lei, facendo svanire tutto ciò che stavano costruendo insieme.

Johan iniziava a non sopportare più le bende: durante l’allenamento le impedivano di muoversi come avrebbe dovuto; e quasi tutte le notti le doveva lavare di nascosto.
La pelle, sottoposta a quella tortura, le prudeva e, laddove la tela era più stretta, si erano formate, lungo il costato, delle brutte escoriazioni violacee.

Avendo anticipato la fine dell’allenamento, Johan ne approfittò per togliersi le bende e lavarle in solitudine.
Si recò così verso un torrente, dall’acqua gelida e cristallina, poco oltre il villaggio, nel boschetto che lo circondava. Avanzava con circospezione, voltandosi spesso indietro, per assicurarsi di essere sola.
Una volta arrivata si spogliò e si immerse nell’acqua fresca; si lavò velocemente e si mise i vestiti puliti che si era portata.
La pelle quasi le doleva al contatto con la leggera camicia bianca, ma assaporò la sensazione di sentire il seno libero e si godette il sole sul viso per qualche minuto.
Presto si riscosse e prese a lavare convulsamente le sue bende cercando di togliere macchie e aloni che sembravano non voler più andare via.

Improvvisamente Johan sentì qualcosa di freddo appoggiarsi sul suo collo. Si immobilizzò mentre il suo respiro diventava affannato.

«Che cosa stai facendo?».

Aren la squadrava dall’alto.

«Lavo…». Bofonchiò Johan.

«Si questo lo vedo… Sei talmente intento a lavare da esserti dimenticato che un guerriero deve sempre essere presente e vigile».

Johan le abbassò l’arma infastidita, e riprese a sfregare le bende facendo finta di nulla.

«Che cosa sono questi nastri sporchi?».

Aren le si sedette accanto, incuriosita mentre Johan aveva il terrore che la camicetta leggera facesse intravedere le sue forme.

«Li uso per allenarmi…».

Rispose evasiva.

«Mmm… Se li usi per i polsi, anche se non te li ho mai visti, va bene; perché ti tengono fermo. Altrimenti… non ne capisco l’utilità…».

«Mi fanno sentire a mio agio».

Aren intuì il suo stato d’animo, comprese che era infastidita e cercò di cambiare discorso.

«Non ti trovi bene qui?».

Johan, smettendo di strofinare, la fissò, notando quanto fosse bella con i suoi enormi occhi verdi.

«Mi trovo benissimo qui».

«Qual è il tuo problema, allora? Forse non ti fidi di me?».

Johan scosse la testa, frustrata:

«Certo che mi fido di te».

«Ma…?».

«Non c’è nessun ma…».

«C’è qualcosa che mi nascondi. Sei molto chiuso. All’inizio pensavo fosse a causa dei bruschi cambiamenti a cui sei stato sottoposto. Ma ora… Io mi sono aperta con te. O perlomeno ci ho provato».

«Lo so… Mi dispiace».

Aren sbuffò, capendo che non avrebbe ottenuto nulla.

«Se sono troppo severa e se l’addestramento è troppo pesante, devi dirmelo. Sono meno aggressiva di quanto voglia far credere…».

Johan la guardò con gratitudine: tutto sommato, dietro quella maschera dura e forte, Aren era una persona straordinaria, anche se nessuno al villaggio sembrava notarlo.

«Lo so».

Le sorrise dolcemente e con convinzione le disse:

«Tu sei perfetta».

Aren la guardò compiaciuta e in un attimo la afferrò per la camicetta tirandola a sé e baciandola dolcemente sulle labbra. Johan inaspettatamente si abbandonò a quel bacio che sapeva di casa, di promesse e voglia di vivere. Aren la accarezzò dolcemente sul viso, poi la sua mano scese fino alla camicetta di Johan che si riscosse improvvisamente, fermandola.

«Scusami non… non posso».

Aren si ricompose non capendo cosa fosse successo e chiese:

«Non ti piaccio, forse?».

«Sì che mi piaci, non c’entra… scusami… davvero».

«Tranquillo», rispose lei facendo spallucce e alzandosi in piedi per nascondere il dispiacere.

«Non sei ancora pronto per me probabilmente. Non sai proprio cosa ti perdi».

Facendole l’occhiolino, si voltò e andò via… lasciando Johan da sola.

Johan fissando l’acqua e con ancora sulle labbra il sapore fruttato di Aren si chiese tenendosi la testa fra le mani:

Perché deve essere sempre tutto così complicato?”.

Si fidava di Aren, ma non sapeva bene cosa provava in quel momento. Di sicuro, però, prima o dopo avrebbe dovuto dirle la verità e mostrarsi per ciò che era davvero, probabilmente spezzandole il cuore e perdendo la sua fiducia per sempre.

Quando le bende furono asciutte, si rifasciò strettamente il corpo. Poi si alzò perché la giornata non era ancora finita: doveva infatti fare qualcosa di importante, troppo a lungo rimandata.

 

Parte 5

 

 

 

 

 

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